“E’ una cosa nuova per me poter parlare in cerchio davanti a tutti di cose, che non siano regolamenti o altre questioni tecniche…” dice M.
“Una formazione insolita, inaspettata, mi incuriosisce, ma mi agita un po’…” dice A.
“Mi aiuta condividere con tutti voi, mi fa sentire appartenente a questa famiglia di Giudici, mi da un senso di unione...” dice F.
“Coraggio”, la virtù del cuore, come dice l’etimologia, credo sia stata la dimensione dominante dei due incontri di gruppo del 3 e del 17 marzo scorsi, che i giudici di gara hanno vissuto in questa breve formazione. Diciamo ai giovani di imparare a stare con gli altri, li stimoliamo a comunicare, ad ascoltare, ma poi… quando tocca a noi, adulti, metterci in cerchio e ascoltarci guardandoci negli occhi, tutto sembra così strano.
Ci vuole coraggio a condividere certe cose, le proprie, che partono dal cuore per arrivare al cerchio. Ci vuole coraggio a mettersi in gioco, nonostante le esperienze diverse, nonostante l’eterogeneità di tutto il gruppo, nonostante il timore di poter essere giudicati. In questo gruppo il coraggio non è davvero mancato!
Come non è mancata la flessibilità al cambiamento. Si è partiti dalla piacevolezza di una scelta fatta in un passato remoto o recente, confermata nel presente e condivisa in gruppo, ognuno parlando di sè esprimendo il proprio vissuto. È un ruolo, quello di giudice di gara, che implica “cambiamento”, flessibilità, ma anche tanta sinergia con tutto il contesto circostante. Si è condivisa la dimensione del cambiamento nel senso di uscire dalla propria “zona di comfort” per ricevere nuova linfa, nuovi stimoli che provengono non solo dal contesto in cui si è chiamati ad operare, ma soprattutto dalla dinamica relazionale con le persone con le quali interagiamo e alle quali ci rivolgiamo. Come dice Darwin: “… sopravvive la specie più predisposta al cambiamento”. Ma per cambiare occorre essere “allenati”, vuol dire avere la possibilità di potersi esprimere, di poter condividere vissuti e visioni con altre persone che vivono le stesse situazioni, per creare cultura, per creare legame e senso di appartenenza al gruppo e al ruolo.
Per concludere tornerei alle considerazioni iniziali dei partecipanti che riassumono emozioni legate alla condivisione di vissuti intimi, personali, che ti “muovono dentro”, alla loro condivisione sincera, che, alla fine, ti fanno sentire parte di qualcosa di buono.
Rosanna Massari La Ros